Percorrendo la strada provinciale 14 che da Luogosanto porta ad Arzachena si arriva ad un incrocio che permette di raggiungere le rovine di un'antica villa medievale. Lungo la strada, subito dopo il bivio per il Palazzo-Castello di Baldu, è possibile sostare e, per chi volesse, recitare una preghiera nell'area dedicata alla Madonna dei Bambini. L'atmosfera del palazzo di Baldu è quantomeno magica e suggestiva. Tale bellezza deriva dall'ambiente naturale nel quale è immerso il monumento, la ricchezza di vegetazione, i suoi colori, la presenza di tafoni e le splendide morfologie granitiche rendono l'area del Palazzo di Baldu unica. La sua storia comunque è avvolta nel mistero, una storia che in questi anni sta lentamente emergendo dagli scavi archeologici seguiti dal Prof. Fabio Pinna, dell'Università di Cagliari, che evidenziano l'importanza di un luogo nel quale si sono sicuramente imbastite le trame di una storia legata ai grandi movimenti culturali che permeavano il medioevo italiano e mediterraneo. Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce i resti di un abitato medievale, la Villa de Sent Steva, citata nei documenti fino alla metà del XIV secolo. L’indagine ha permesso di riconoscere un complesso edilizio, costituito da circa venti ambienti posti attorno ad un ampio cortile pentagonale, all’angolo sud-est del quale è una costruzione a pianta quadrilatera, nota come Lu palazzu di Baldu, articolata originariamente secondo tre piani e un terrazzo (per circa 10 metri di altezza complessiva), dotata di una scalinata esterna per l’accesso al piano nobile e di un basamento a scarpa. All’interno degli edifici del villaggio si sono riconosciuti piani pavimentali realizzati con argilla battuta, ma anche mediante una sistemazione di pietre e frammenti di tegole e mattoni. È caratteristico, inoltre, l’adattamento della tessitura muraria alle rocce granitiche emergenti, in qualche caso modificate per rispettare il filo delle murature. Imponenti rocce granitiche dotate di ampie cavità proteggono il lato ovest del complesso. Nelle costruzioni riportate in luce è possibile riconoscere abitazioni, ma anche magazzini, cucine, stalle, botteghe e impianti artigianali. L’insediamento riceveva merci da diverse aree del Mediterraneo: lo testimoniano gli oggetti di ceramica e di vetro qui ritrovati, importati, tra il XII e il XV secolo, dalla Toscana, dalla Liguria, ma anche dalla Spagna, dall’Africa settentrionale e dal Medio Oriente. Apparteneva al complesso anche la chiesetta di S. Stefano, oggi visibile secondo le forme caratteristiche delle chiese campestri della Gallura dei secoli XVII e XVIII. È costituita da un'aula orientata, priva di abside, con copertura a doppio spiovente. L’altare in muratura ospita la statua in marmo del santo, accompagnata dall’epigrafe S. STEFANVS PHROTVS MARTIR. L’insediamento si configura nel suo insieme come un importante centro per l’amministrazione del territorio: per questo si è ipotizzato che esso rappresentasse una delle sedi istituzionali del Giudicato di Gallura, o la residenza di uno degli altri soggetti politici, economici e religiosi, che si fronteggiarono nel controllo del regno.